INSIEME; PER LA NATURA, PER LE PERSONE

Itinerario 9: da Gorla a Piazzale Farina

Il Progetto Giraparchi


Milano ospita diversi giardini, parchi e spazi verdi che risultano essere enormi polmoni per una metropoli sempre più caotica e inquinata, ognuno con la propria storia, vegetazione e fauna.
 Molte di queste aree verdi milanesi sono però poco conosciute e fruite, nascoste tra gli enormi palazzi della città o racchiuse da alte siepi e muri. 

 

Il progetto “GIRAPARCHI” nasce per scoprire le ricchezze di questi spazi, indispensabili per i cittadini e per la città stessa. Con questa iniziativa porteremo a conoscere gli aspetti storico-artistici e naturalistici non solo dei parchi più fruiti, come Parco Sempione e i Giardini pubblici Indro Montanelli, ma anche di quelli più nascosti e meno turistici, attraverso degli itinerari accessibili a tutte le fasce d’età.  

Gli obiettivi sono quindi diversi: valorizzare il territorio ed in particolare le indispensabili aree verdi che si inseriscono nel contesto urbano; promuoverne ed implementarne la fruizione e la conoscenza, sia dal punto di vista storico/architettonico che naturalistico; tutelare e preservare queste aree responsabilizzando la cittadinanza alla gestione e alla custodia del proprio territorio; avvicinare i cittadini alle bellezze della loro città coinvolgendo italiani di seconda generazione, famiglie straniere, giovani e cittadini meno coinvolti da iniziative culturali.  

Da Gorla a Piazzale Farina

Partenza: Via Sant’Erlembaldo 4

Arrivo: Piazzale Salvatore Farina

Durata: 45 minuti

Lunghezza: 3,7 km

gorla

Si parte dal quartiere di Gorla, caratterizzato dalla presenza del Naviglio della Martesana. È sufficiente passeggiare lungo le sue rive o tra i giardini e le vie del quartiere per capire perché spesso il borgo di Gorla viene ricordato come “la piccola Parigi di Milano”. In passato piccolo comune autonomo, si unì nel 1920 al limitrofo comune di Precotto, per poi venire annesso a Milano nel 1923.
Il percorso tocca poi il quartiere Greco, la Maggiolina e il Villaggio dei Giornalisti, zone residenziali caratterizzate da ville e abitazioni dalle forme architettoniche particolari.

1. Parco di Villa Finzi

Realizzato nel 1829 a completamento dell’omonima villa neoclassica, di proprietà del conte Batthyàny, ufficiale ungherese, venne destinato a scopi benefici dai suoi successivi proprietari, la famiglia Finzi. Venne edificata inizialmente una “casa-giardino per i bambini di Gorla”, seguita, nei primi anni del ventesimo secolo, da un “rifugio per ragazzi inabili”, in collaborazione con l’Istituto ortopedico Gaetano Pini. Questo divenne in pochi anni la più grande struttura per il recupero motorio in Italia. Nel 1934, dopo che la struttura fu trasferita, l’intera proprietà venne acquisita dal comune che la destinò a parco pubblico.
All’interno dell’area si trovano adesso numerosi servizi del Municipio 2 di Milano: un centro sociale per anziani, un asilo nido, una scuola dell’infanzia e una elementare, oltre al Servizio veterinario della ASL di Milano.
Nel parco si possono trovare numerose essenze arboree, tra cui aceri, pini, cedri, abeti, magnolie e catalpe, dette anche alberi dei sigari per la curiosa forma dei frutti a baccello.

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Curiosità: un tempo la zona era attraversata dall’Acqualunga, un fontanile che sgorgava a Precotto e che al margine della proprietà della villa sottopassava la Martesana formando un laghetto, che venne con gli anni impreziosito da due tempietti neoclassici. Il tempio dell’Innocenza è ancora visibile in superficie, davanti alla Villa; il tempio della notte è invece ipogeo ed è ad oggi difficilmente accessibile in quanto è situato in una grotta artificiale un tempo utilizzata come ghiacciaia. Questo tempietto ipogeo, quasi unico nel suo genere, è stato scoperto solo nel 2005.

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2. Monumento ai Piccoli Martiri di Gorla

Monumento ossario di Remo Brioschi in ricordo della strage di Gorla, avvenuta il 20 ottobre 1944 a causa di un bombardamento su Milano durante la Seconda guerra mondiale. Il monumento è costituito da un gruppo scultoreo in bronzo raffigurante una madre che sorregge il corpo di un bambino. Alle spalle della figura femminile, una struttura architettonica in granito con l’iscrizione «ECCO LA GUERRA», seguita dalla data “20 – X – 1944” e dalla raffigurazione di un aereo che sgancia una bomba su un edificio e il risultato dello scoppio. Il monumento è stato costruito con l’aiuto delle Acciaierie Falck, che regalarono del ferro da vendere per ricavare soldi per la realizzazione dell’opera, e della Rinascente, la quale fornì del marmo di Candoglia avanzato dalla sua ricostruzione; l’edificio era andato distrutto da un bombardamento proprio l’anno prima.

La strage: il 20 ottobre 1944, durante la Seconda guerra mondiale, il quartiere di Gorla fu oggetto di una sanguinosa azione di guerra aerea: un bombardiere statunitense, durante un’incursione diurna, sganciò sull’abitato di Gorla le bombe destinate a colpire alcuni stabilimenti industriali. Le vittime, in gran parte civili, furono numerosissime, e uno degli ordigni colpì in pieno la scuola elementare “Francesco Crispi”.
Costò la vita di 184 bambini e 19 adulti. In realtà il bombardamento di Gorla avvenne per errore, per errata trascrizione o interpretazione delle coordinate in codice: una volta raggiunto il punto iniziale sopra Milano, l’aereo virò per 22° a destra invece che a sinistra. Quando l’errore fu rilevato, era ormai troppo tardi per cambiare direzione e fu impossibile effettuare un secondo volo di allineamento. Il carico di bombe, ormai tutte innescate, impediva, per ragioni di sicurezza, l’atterraggio del bombardiere carico alla base; invece di liberarsi del carico sganciando le bombe durante il viaggio di ritorno sulla campagna cremonese o nel Mar Adriatico, il bombardiere decise di disfarsene immediatamente, facendole cadere sul centro abitato sottostante.

3. Monastero di Santa Chiara

Il Monastero delle Clarisse della Regola di Santa Chiara è stato voluto dal Cardinale Ildefonso Schuster come atto d’isolamento nella preghiera, e affidato all’architetto Giovanni
Muzio, già progettista di molte altre chiese e conventi dell’Ordine. Il complesso è articolato in tre corpi distribuiti in modo tale da valorizzare l’intimità dell’ambiente, limitare il giardino (l’unico spazio aperto riservato alle suore) e facilitare l’accessibilità alla cappella dall’esterno. La chiesa, aperta al pubblico nel 1958, fu affiancata nel 2003 dalla Residenza per anziani San Francesco.

4. Il Naviglio della Martesana

Detto anche Naviglio Piccolo, collega Milano con il fiume Adda, dal quale riceve le acque poco a valle di Trezzo sull’Adda. Dalla Cassina de’ Pomm prosegue sotto l’attuale via Melchiorre Gioia dove riceve il torrente Seveso fino ai Bastioni di Porta Nuova. Il Naviglio prosegue poi il suo percorso cittadino interrato, prendendo il nome di Naviglio di San Marco e scaricando le sue acque nella Cerchia dei Navigli. Il canale attualmente non è più navigabile, è lungo 38,7 km ed è profondo da 0,5 a 1 metro. Fu realizzato per ordine di Filippo Maria Visconti per irrigare campi e azionare mulini ad acqua, ma ben presto diventò fondamentale anche per il traporto sia di persone che di merci, tra cui ferro, marmo, carbone, legname, ma anche derrate alimentari. Nel 1958 il Naviglio della Martesana fu declassato da via di trasporto a solo canale irriguo; scomparvero così anche gli ultimi barconi e il naviglio fu abbandonato a sé stesso, fatta eccezione per la pulizia delle prese d’acqua. Fu solo verso gli anni ‘80 che la rinnovata coscienza ambientale portò a rivalutare l’intero tratto, a ripulirlo e a creare la pista ciclo-pedonale che attraversa il Parco della Martesana passando per Crescenzago e Gorla.

La vegetazione è rappresentata da piante sommerse che ricoprono il fondale durante i mesi estivi formando densi tappeti dove la corrente è più moderata: peste d’acqua, erba coltellina e ceratofillo comune; talvolta sugli argini si trovano anche delle cannucce palustri.

Per quanto riguarda la fauna, a valle sono scarsissimi i mammiferi, rappresentati quasi esclusivamente da ratti e arvicole; nel territorio di Milano, sono presenti famiglie di nutrie. Più ricca l’avifauna, non sempre “naturale”: gallinelle d’acqua e folaghe, germani reali, martin pescatore, gabbiani all’incrocio con il Lambro (segnale di non buone condizioni di pulizia ambientale), gazze, anitre e oche comuni introdotte dall’uomo. Tra gli anfibi è ben presente la rana verde. La popolazione ittica del Naviglio è abbondante, naturalmente simile a quella dell’Adda e tenuta sotto stretto controllo. Abbondanti sono anche gli esemplari di tartaruga d’acqua dolce del genere Trachemys non originaria dell’habitat, a causa del continuo rilascio di esemplari allevati domesticamente.

5. Eastriver Martesana

Progetto che si sviluppa su un’area di 1500 mq, prima occupata da una carrozzeria che da molti anni, nonostante la posizione strategica, versava in uno stato di totale abbandono. Dopo aver vinto nel 2016 il bando “Startupper, imprese in periferia” sono iniziati i lavori di progettazione e di riqualificazione con una bonifica che ha interessato l’intera area. Attualmente Eastrtiver è la prima piazza verde direttamente affacciata sull’acqua. Un giardino aperto a tutti dove si trovano operativi anche una ciclofficina, una serra botanica e didattica, orti condivisi, attrezzature sportive e un punto ristoro.

6. Cassina de’ Pomm

Cascina a corte che faceva parte di un articolato sistema di terreni destinato alla coltivazione di frutteti di mele – da cui deriva il nome della cascina – voluto dal duca Francesco Sforza nel quindicesimo secolo. È ad oggi tra le più antiche cascine rimaste intatte della città. 

Viste la sua felice posizione e l’ambiente in cui era immersa, la cascina fu prima acquistata dalla famiglia nobiliare dei Marino e poi passò, nel Cinquecento, ai De Leyva: entrambe le famiglie nobiliari la utilizzarono come meta di villeggiatura. Dato che era zona di passaggio anche lungo la direttrice Milano-Monza, fu deciso di trasformarla in un albergo: personalità celebri che pernottarono qui furono Giuseppe Garibaldi, Giacomo Casanova e Napoleone Bonaparte. Cessata la funzione di albergo, fu trasformata in un’osteria.

Della vecchia storica identità della Cassina de’ Pomm rimane il piccolo ponte in ferro chiamato “pont del pan fiss” (“il ponte del pane fisso” in dialetto milanese) che portava alla fabbrica di candele al di là del canale, la Fabbrica Bonomi, dove gli operai riuscivano a “guadagnarsi la pagnotta” ogni mese. In molti sostengono che questo ponticello è stato progettato dal grande Leonardo da Vinci. Di fatto, però, il ponte fu costruito nei primi del Novecento per permettere proprio di arrivare alla Fabbrica Bonomi, costruita sui campi di mele sull’altra sponda del Naviglio della Martesana. 

Appena più avanti dalla cascina, c’era l’omonima conca che permetteva alle imbarcazioni di superare un dislivello di 1,80 m. Oggi la conca non esiste più, abbattuta fra il 1961 e il 1965 per permettere l’interramento della Martesana. 

Curiosità: l’area della Cassina de’ Pomm era nota anche come il Bois de Boulogne milanese poiché qui, come nel più rinomato bosco alle porte di Parigi, si affrontavano i duellanti decisi ad imporre il proprio punto di vista (al primo sangue) per i più futili motivi, dalle dispute amorose a quelle politiche.

7. Villaggio dei Giornalisti

Complesso residenziale realizzato su iniziativa di una cooperativa privata, agli inizi del 1900. Inizialmente faceva parte del comune di Greco Milanese e fu realizzato per ospitare alloggi e case popolari per la piccola e media borghesia milanese. Al suo interno si possono osservare alcune realizzazioni singolari della metà del Novecento:

  • Le case a igloo di Via Lepanto. Abitazioni a pianta circolare realizzate nel 1946 da Mario Cavallè adottando il modello mono-abitativo e la relativa tecnica di costruzione dagli Stati Uniti. Vere e proprie abitazioni a pianta circolare di circa 45mq costruite con un sistema a volta che permette di non avere muri portanti se non la stessa struttura esterna dell’igloo.
  • Villa Figini in Via Perrone di San Martino. Villa unifamiliare progettata da Luigi Figini dal 1934 al 1935 come propria abitazione, sulla base dei “Cinque punti della nuova architettura” di Le Corbusier. La costruzione, con forma a parallelepipedo, conta due piani sospesi su una doppia fila di pilastri in calcestruzzo armato, arretrati rispetto alle facciate. Una sorta di dichiarazione delle minime necessità vitali e spirituali necessarie all’esistenza in una grande città.
Cosa visitare nelle vicinanze?

Villa Mirabello

Prezioso esempio dell’architettura lombarda del quindicesimo secolo, in cui convivono gli echi del gotico cortese e le prime influenze del rinascimento toscano. Sita originariamente in aperta campagna, fra gli abitati di Greco e Niguarda, venne costruita come casa di caccia e di delizia, per poi essere inglobata nell’area urbana di Milano a seguito dell’espansione edilizia. È possibile visitarne l’interno attraverso visite guidate promosse dal FAI.

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